L’edizione 2021 di Ormeggi Festival si avvicina a grandi passi e arrivano nuove importanti conferme dagli autori che parteciperanno alla manifestazione. Attraverso la rubrica “Ormeggi Spoiler” vi abbiamo già
presentato e anticipato la presenza di sette ospiti. Oggi è il turno dell’ottavo graditissimo ospite che ci farà fare un viaggio attraverso la rete e le possibilità di rimanervi intrappolati. A rispondere alle nostre domande
che anticipano la sua presenza al Festival è il giornalista Michele Cucuzza.
Chi è Michele Cucuzza? Provi a raccontarcelo lei.
“Michele Cucuzza è un giornalista di lungo corso che ha fatto un po’ di tutto nel mondo della comunicazione. Molta televisione, parecchi libri, molta radio dalla quale ho cominciato, collaborazioni con quotidiani e periodici. E poi, a differenza di quelle persone che sentono il bisogno di presentarsi
sempre come seriose, quando c’è da divertirmi sono sempre in prima fila e quindi faccio anche intrattenimento. Mi sono cimentato in un reality come il Grande Fratello Vip, faccio dirette basate sulla comicità demenziale, intrattenimento in prima serata, sono stato anche a Sanremo. Possiamo dire che sono un giornalista sui generis, piuttosto diverso dallo stereotipo del giornalista. Non sono quello che fa solo il giornalista né quello che fa solo cose frivole. Questo forse anche per quella vena ironica che non manca mai a noi siciliani, siamo tutti un po’ eredi di Sciascia, con le dovute proporzioni. Ho anche una componente calabrese alla quale sono molto legato. Mio padre era di Palmi, infatti. Si trasferì a Catania perché era un vulcanologo e poteva così studiare da vicino l’Etna. Ecco perché mi sento anche un po’
vulcanico. Non mi considero un grande giornalista, i grandi giornalisti sono altri. C’è un argomento, però, del quale mi sento esperto ed è la comunicazione.”
Come è nata l’esigenza di scrivere un libro come “Fuori dalle bolle” che presenterà ad Ormeggi Festival, e che è una sorta di manuale contro fake news e bufale in rete?
“È nata dalla mia esperienza, io non intendo dare lezioni a nessuno ma facendo questo lavoro da anni ho
ragionato tanto sull’evoluzione. Con l’avvento della rete tutti siamo media, tutti possiamo, attraverso una
diretta sui social, dire la nostra e chiunque può guardare. Il punto è, siamo tutti media, ma tutti lo sappiamo
fare? Questo è il primo problema. Un secondo problema è: sappiamo distinguere le notizie dalle bufale? Su
questi due aspetti purtroppo c’è chi specula parecchio. Oggi non esistono o non contano più le verità, contano le opinioni. Le opinioni diventano notizie per molti perché basta dire la propria su un qualunque
argomento per venire poi bombardati da informazioni in quel senso. Le fake news possono essere difficili da scovare ma noi giornalisti sappiamo muoverci nei meandri dell’informazione. Esistono tre tipi di fake-news: quelle nate per far ridere, quelle nate per interessi politici e quelle nate per interessi economici. Da uomini del terzo millennio non possiamo accettare tutto senza un minimo di spirito critico. Dobbiamo essere soggetti attivi e non passivi, non possiamo accettare tutto ciò che ci viene propinato come oro colato. Non possiamo imbambolarci davanti alla rete.”
A tal proposito, come e quanto è cambiato, anche con l’avvento dei social, il modo di fare comunicazione?
“È cambiato enormemente. Molti la chiamano la nebulosa perché lì dentro c’è una tale confusione. Detto ciò, io considero che la rete nei suoi passaggi e nelle sue evoluzioni sia la più grande conquista pacifica e democratica della storia dell’umanità. Per la prima volta, in teoria, tutta l’umanità ha la possibilità muovendo solo un dito, di esprimere la propria idea e la propria opinione. Una conquista avvenuta quasi per caso durante la guerra fredda.”
Quanto è importante, anche per chi ha grande esperienza come lei, rapportarsi nel modo corretto con i nuovi media?
“Il nostro è un ruolo fondamentale. Noi siamo coloro che si devono porre le domande che si pone la gente.
Non dobbiamo atteggiarci a quelli che ne sanno più degli altri né possiamo fare i saputelli. Dobbiamo essere empatici con il pubblico e anche con la rete. La nostra curiosità deve essere la curiosità degli utenti. Non dobbiamo avere la risposta pronta bensì la domanda pronta. Possiamo sapere, certo, avere competenze ma soprattutto dobbiamo porci e porre le domande e le nostre domande sono le domande che rispondono alla curiosità della gente.”
Trattare questo argomento in un festival letterario, entra un po’ nella mission di Ormeggi festival che punta ad affrontare a 360 gradi il mondo della scrittura e le contaminazioni linguistiche. La rete in questo senso fornisce innumerevoli spunti.
“L’obiettivo rapportandosi alla rete deve essere quello di sviluppare una maggiore confidenza e non diffidenza. Bisogna approcciare la rete in maniera competente. È importante che tutti abbiano accesso alla rete ed è uno scandalo che ancora questo in Italia non avvenga. Con la Dad abbiamo visto che in Italia ancora molti non hanno accesso ad internet e spero che la digitalizzazione non sia solo una parola al vento.
Per quanto riguarda la gente a casa la parola d’ordine è una: sveglia! Bisogna smaliziarsi e non ricevere tutto senza spirito critico.”
Intanto è in uscita il suo ultimo libro, la biografia di Steve Jobs, l’uomo che ha cambiato la storia della comunicazione.
“Sì, è uscito a metà maggio ed è una biografia del genio Steve Jobs a 10 anni dalla sua morte, edito da Curcio. È la storia di un uomo molto controverso e discusso che ha rivoluzionato il mondo della comunicazione”