Nuovo appuntamento con la rubrica “Ormeggi spoiler”, nuova occasione per conoscere in anteprima gli ospiti della seconda edizione di “Ormeggi Festival”. Questa volta vi “spoileriamo” qualcosa sul giovane scrittore-editore catanzarese Elia Banelli che si è prestato ad una breve intervista.
Chi è Elia Banelli?
“Un sognatore pragmatico che con umiltà si impegna a coltivare e raggiungere le proprie aspirazioni più profonde e immagina sempre un paradiso altrove, ma al contrario di Talete che per ammirare le stelle non si accorgeva del pozzo, e vi cadeva dentro, cerca allo stesso tempo di restare ancorato ai fatti concreti. Un arduo compromesso che vale la pena di perseguire ogni giorno.”
La sua ultima fatica “Il giullare di morte” è un giallo ambientato tra l’Umbria e la Calabria, sequel de “L’uomo dei tulipani”. Come è nata l’idea raccontare una storia che si snoda tra vicoli della sua città, Catanzaro?
“Rispetto al primo romanzo, la cui trama si svolge quasi interamente in Umbria (precisamente tra Città di Castello, Perugia e il lago Trasimeno), il sequel è ambientato in gran parte a Catanzaro. La scelta è semplice e l’idea è sorta spontanea: è un omaggio doveroso e sentito alla mia città di origine, dove ho vissuto per tanti anni, dove sono tornato e da dove ho sempre voglia di fuggire per poi rientrare, dove ti senti allo stesso tempo a casa e un forestiero, una condizione credo comune a tanti calabresi emigranti. Inoltre, uno dei più importanti consigli per chi intende coltivare l’arte e la professione della scrittura, è occuparsi di argomenti che si conoscono o di cui si ha anche una esperienza diretta e personale. Io mi considero un sangue misto: metà tifernate e metà catanzarese. Era inevitabile ambientare la mia seconda storia sui tre colli, anche perché a memoria non sono molti i gialli-noir che vedono Catanzaro come epicentro dell’azione.”
Ha già partecipato ad altri festival letterari? Se sì come giudica le precedenti esperienze?
“Sì, nel 2018 ho partecipato al Festival Internazionale di Sarzana ed è stata anche una bella occasione per scoprire un angolo della Liguria che ancora non conoscevo. Lo scorso anno invece ho partecipato alla prima edizione del Termini Book Festival in Sicilia, vicino Palermo, organizzata da un autore della casa editrice che dirigo, AUGH! Edizioni, che mi ha offerto l’occasione di conoscere personalmente Franco Forte, direttore della collana Giallo Mondadori, persona che stimo molto e da cui c’è davvero tanto da imparare, insieme ad altri illustri colleghi di penna come Marzia Musneci, Enrico Luceri e Roberto Mistretta, scrittori affermati del giallo Mondadori e vincitori del prestigioso Premio Tedeschi. Ho partecipato anche ad altri festival in Calabria ed eventi legati soprattutto alle presentazioni del mio primo romanzo, “L’uomo dei tulipani”, e ai concorsi letterari a cui ho aderito.”
Ormeggi è un festival che abbraccia diversi generi letterari, tutte le forme di scrittura e letteratura. Cosa si aspetta da questa esperienza e cosa pensa di poter dare al festival?
“Mi aspetto senza dubbio di scoprire luoghi e suggestioni diverse di una città, Lamezia Terme, che frequento e conosco poco e di incontrare persone nuove e appassionate di libri come me, insieme alle storie che ancora non ho letto. Mi auguro di poter dare un contributo facendo conoscere i miei lavori e offrendo la visione di uno scrittore di genere giallo/thriller che ambienta le sue opere in posti e città poco “interessate” dalla letteratura contemporanea. Allo stesso tempo, in qualità di editore e direttore editoriale di un marchio indipendente, spero di contribuire con la mia personale visione del mondo dei libri e dell’editoria oggi in Italia.”
La lettura per molti ha avuto un ruolo fondamentale in quest’ultimo anno. Ha accompagnato le giornate di tanti, trascinandoli fuori dalle proprie abitazioni, li ha fatti viaggiare oltre le 4 mura. Quanto ha aiutato, secondo lei, a superare le ansie e le paure degli ultimi 12 mesi?
“Da sempre considero la lettura, al pari della scrittura, un balsamo per l’anima. Nel mio caso si è rivelata una preziosa ancora di salvezza, anche in tempi non sospetti. Credo che lo sia stato, e lo sia tuttora, anche per coloro che si sono trovati ad affrontare questa assurda pandemia e purtroppo hanno perduto i propri cari. Per altre persone invece è stato difficile leggere senza la giusta serenità mentale, questo dipende sempre dalla sensibilità e dal carattere, ma io credo che per la maggior parte sia stata una fuga necessaria e salvifica. La lettura è una delle rare attività che comporta solo benefici e non prevede effetti collaterali. È democratica perché offre a tutti la possibilità di leggere e con l’espansione del mercato editoriale e il calo dei prezzi è a portata di quasi tutte le tasche. Consente di abbattere muri e pregiudizi e di aprire lo sguardo, di viaggiare nel tempo e nello spazio, di vivere migliaia di altre vite, di parlare e confrontarsi con tante altre persone di lingue e paesi diversi. In tempi difficili in cui imperversano fake news, tuttologi abituati solo a parlare senza ascoltare, boriosi e pieni di certezze, la lettura è uno scudo per mantenersi curiosi e aperti agli altri, per abbattere pregiudizi e abbracciare la diversità. Almeno per me, questo è il suo più intimo significato. A maggior ragione in un periodo in cui la socialità fisica è abbattuta. È incredibile come un’attività all’apparenza così “immobile” ti conduca invece a esplorare una vastità infinita di mondi diversi. La casa editrice con cui ho pubblicato i miei primi due romanzi e un racconto, Alter Ego Edizioni, ha da tempo coniato uno slogan: “Leggere è un superpotere”. Credo che questa frase spieghi tutto, senza troppi giri di parole.”